di Lara Luciano
con la collaborazione di Angela Terranova, Psicologa di Cosenza
Un impulso incontrollabile che ci spinge a svuotare frigorifero o dispensa di qualsiasi cosa abbiamo a disposizione, preferendo possibilmente alimenti poco salutari, senza saziarci mai?
Eating emozionale, la chiamano gli esperti, ma i più riconoscono questo fenomeno come FAME NEROVSA.
Cosa ci spinge a tuffarci nel cibo – ce lo spiega Angela Terranova, Psicologa di Cosenza – è proprio il bisogno di soddisfare per mezzo del cibo uno stato emotivo negativo, come la noia, l’insoddisfazione, la rabbia o il dispiacere.
Spesso il problema non è il cibo, ciò che la persona non riesce ad affrontare, in realtà, appartiene ad altre aree della sua vita. Aspetti e situazioni in cui la persona realmente non ha controllo, sicurezza e fluidità.
Il cibo diventa “un anestetico” per tutte quelle emozioni che non riesce a tollerare, così – prosegue la Terranova – ciò che viene nutrito, non è altro che “un fantasma interiore”, il solitario, l’aggressivo l’abbandonato, il perdente….
I casi di fame nervosa si possono presentare a tutte le età, anche nell’infanzia, ma è maggiore incidenza su quelle persone che, in età infantile o neonatale, hanno vissuto un “vuoto affettivo” di diversa natura.
Ci sono strategie fai-da-te efficaci?
Le strategie fai-da-te non risultano spesso efficaci, è opportuno chiedere aiuto a specialisti, e prima ancora, è utile parlarne con i familiari, fonte di sostegno importantissimo durante il percorso.
Essere consapevoli di questo problema, accettarsi senza vergognarsene, ma, al contrario, imparare a trattare se stessi
con amore, questi sono gli ingredienti principali.
È importante poi lavorare sul significato personale del cibo, fermarsi e chiedersi “cosa sto realmente cercando e quindi acquisire tecniche utili a gestire le situazioni più problematiche per “calmare la mente”, ad esempio con la respirazione profonda, conclude la psicologa.
Ciò che è importate è assumersi la responsabilità di se stessi e acquisire fiducia nelle proprie risorse personali, prendendosi il tempo necessario come prerogativa e prefissandosi come obiettivo primario “ imparare ad assaporare la vita”.